Nei giorni scorsi sono stati pubblicati i risultati di uno studio -per ora in modello animale- in cui si è dimostrato che attraverso una vaccinazione a mRNA contro una proteina del papillomavirus (HPV) è possibile controllare la crescita tumorale ed evitare le recidive. Un risultato importante che non rappresenta una prima assoluta: i vaccini a mRNA sono nati nel tentativo di curare i tumori. Ad oggi sono in corso diversi studi clinici nell’uomo per tumori di tipo diverso tra i quali cancro del polmone, melanoma e tumori testa collo. Ma l’elenco è destinato ad aumentare. Qui di seguito il commento del nostro Michele Maio, apparso sulle pagine di Repubblica:
L’utilizzo di questa strategia non è una novità. Sono infatti in corso anche in Italia diverse sperimentazioni cliniche che combinano l’approccio a mRNA con i classici immunoterapici che abbiamo già a disposizione. Nel passato le sperimentazioni cliniche con vaccini terapeutici, utilizzati da soli, hanno purtroppo avuto alterna fortuna sia per le più limitate conoscenze tecnologiche ed immunologiche, sia a causa di un errore metodologico di approccio. Infatti, negli scorsi anni l’efficacia di questi strumenti terapeutici in grado di agire sul sistema immunitario veniva valutata secondo i criteri tipici della classica chemioterapia, come ad esempio la capacità di ridurre la massa tumorale entro una certa finestra temporale. Con gli anni abbiamo capito che i farmaci immunoterapici, ed ancor più i vaccini terapeutici che richiedono più tempo per agire, occorre cambiare il metodo con cui valutarne l’efficacia clinica. Ora, complice la pandemia che è stata controllata anche grazie ai vaccini ad mRNA, si è rinnovato l’interesse di questi agenti terapeutici contro il cancro. Questi strumenti, se utilizzati in combinazione con le terapie che già oggi abbiamo disponibili, contribuiranno sicuramente nei prossimi anni a migliorare sempre di più il controllo della malattia.
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